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Festival Cinema Venezia 2009: recensioni film, interviste

 
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Cinema alla ricerca dei fondi perduti

di Marta Cagnola

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31 agosto 2009

Dal 2003 al 2008 il peso delle risorse statali sul totale del settore è passato dal 41,6 al 19,4%


Cambiare strada. Ripartire da quello che c'è, arginando le perdite, ma sfruttando la crisi per ripensare il settore e farlo rinascere. È stata un'estate bollente, quella del cinema, con le associazioni di categoria (Agis, Anica, Anac) e i movimenti (100autori) mobilitati contro i tagli al Fus, il Fondo unico dello spettacolo, ridotto a 398 milioni contro i 567 previsti in precedenza. E anche a fine luglio, con la rassicurazione di un parziale ripristino del Fondo, con un reintegro di 60 milioni, la riflessione non si è fermata. Nel 2008, secondo dati dell'Ufficio Studi/Ced Anica, sono stati prodotti 123 film, di cui 82 con soli capitali privati e 41 con contributi statali: erano 98 in tutto nel 2003, di cui 53 con contributi statali. In cinque anni, però, le risorse nazionali investite nella produzione di film sono aumentate solo leggermente: dai 237 milioni del 2003 ai 253 del 2008. E se nel 2003 la quota dei fondi statali era pari al 41,6%, nel 2008 è stata pari al 19,4 per cento. «Siamo capaci di camminare con le nostre gambe – scrive in una nota l'Anica – vogliamo una legge che ce lo consenta». Ma è proprio così? «I fondi, tra Fus e regionali – spiega il produttore ed esercente Lionello Cerri – incidono su una produzione in una media del 30/40%: importanti, ma non vitali. Un esempio concreto: sul film che sto producendo, l'ultimo di Silvio Soldini, sono un milione e 700mila euro su 5 milioni e 100mila di costo totale. Il fatto è che abbiamo un mercato ristrettissimo: Rai, Medusa, pochi altri e per lavorare con loro devi avere un rapporto di proposte adeguate dal punto di vista editoriale ai loro listini». L'orizzonte è oltre. «Dobbiamo guardare al mercato vero. Chiamiamola tassa di scopo – aggiunge –, chiamiamolo fondo per il cinema supportato da privati, non importa. Tutti quelli che usano il cinema devono metterci qualcosa, ognuno per quello che produce e sfrutta: sala, home video, internet, televisione. 10% rispetto alle entrate di tv commerciale e pubblica, 10% del canone dei canali a pagamento: ne verrebbe fuori una cifra molto più grossa del Fus e lo Stato potrebbe pensare più alle altre arti».
«Abbiamo il maggior uso del prodotto cinematografico di tutti i tempi con i minori introiti di sempre» concorda il regista Daniele Luchetti, tra i fondatori del movimento 100autori. Che lancia una proposta sul terreno della pirateria. «Bisognerebbe trovare un terreno di dialogo con i provider telefonici. Siamo sinceri: a cosa serve la banda veloce? Sostanzialmente a scaricare meglio. Il fatturato dei provider si aggira sui 5 miliardi l'anno e il solo 0,5% basterebbe per realizzare un prodotto di maggior qualità. Non è facile ipotizzarlo subito, ma in cambio i produttori dovrebbero mettere a disposizione il loro prodotto gratis o quasi: per 2, 5, 10 euro al mese chi si abbona potrebbe scaricare tutto quello che vuole. Perché il pirata sostanzialmente già lo fa».
È il momento di fare i conti, afferma il deputato del Pdl, ma anche produttore e regista, Luca Barbareschi. «Con il ministro Brunetta sto preparando un libro bianco dello spettacolo, che analizzi fatturati, virtuosità e viziosità delle aziende. È giusto che ci siano aiuti, ma bisogna anche confrontarsi col mercato, contro il vecchio atteggiamento della combriccola, che non ha contribuito a creare un'industria sana. Occorre un accordo trasversale su una legge nuova, sedendosi davanti a un tavolo, perché stiamo discutendo di una massa critica di 2mila milioni di euro di fatturato».
La minaccia del boicottaggio della Mostra del cinema è subito rientrata, ma al Lido, sicuramente, si parlerà anche di soldi, industria, produzioni. «Lo faremo soprattutto per quelli che hanno meno fortuna di noi – spiega Michele Placido, in concorso a Venezia – perché possano lavorare con serenità. Sarò in prima linea nelle discussioni: in Italia bisogna tornare a girare bene come negli altri paesi europei».

31 agosto 2009
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